Irrati: “Non ci sono ragioni per non crederci”

L’ultima riunione tecnica della Sezione di Piacenza ha visto la premiazione del fischietto internazionale Massimiliano Irrati, invitato alla festa sezionale di fine maggio ma impossibilitato ad essere presente perché designato come VAR nella finale di Europa League di Baku.

Irrati dopo l’accoglienza da parte del Presidente Domenico Gresia ha parlato del suo percorso nel mondo arbitrale. “Ho fatto cinque anni di seconda categoria, un bel record.. – non mancando di trovare una chiave autoironica – qualsiasi piccola cosa può far scattare una carriera”. Dopo aver narrato alcuni aneddoti dell’inizio del suo percorso arbitrale, Irrati ha voluto improntare la serata su uno scambio di domande- risposte e curiosità invitando i presenti a porgli domande per poter creare un confronto interessante e costruttivo sotto forma di intervista. Ne riportiamo alcune.

D. Dalla cabina VAR riesci a percepire le emozioni o ti isoli per evitare condizionamenti?
R. “L’arbitro al VAR è pur sempre un arbitro e deve avere l’intelligenza di decidere senza condizionamenti, poiché deve valutare solo situazioni oggettive o evidenti”.

D. Quali sono le doti più apprezzate e considerate per scegliere un arbitro VAR?
R. “La serenità e la tranquillità nella gestione delle situazioni e nella comunicazione con l’arbitro in campo sono le più importanti. È importante anche saper gestire le pressioni dovute al fatto che quando il gioco è fermo tutti ti aspettano”.

D. Gli osservatori valutano l’operato del VAR?
R. “Al momento in Italia no. Tuttavia le commissioni poi valutano l’operato. La prospettiva è quella di arrivarci. Il VAR sta diventando la terza figura del mondo arbitrale, dopo l’arbitro e gli assistenti.

D. Quali sono gli aspetti più apprezzati in un osservatore di Serie A?
R. “È diverso dalle altre figure di osservatori. Anche se le cose di cui si parla sono le stesse, l’osservatore della CAN deve avere l’intelligenza di capire che di fronte ha una persona formata, e più che consigliare fa osservazioni esprimendo come la situazione avrebbe dovuto essere gestita. I ragazzi in formazione, specie quelli alle prime armi, hanno difficoltà a considerare l’osservatore come un formatore”.

D. Come vivi e come gestisci il prepartita?
R. “Convincendomi del fatto che quello che faccio non sia facile. Con il tempo e con qualche consiglio dei più anziani ho imparato a considerare alcuni momenti durante la partita divertenti. Un arbitro prepara la partita durante la settimana, ha a disposizione tanti strumenti per studiare i dettagli. Nelle categorie più alte considerare celermente cosa potrebbe accadere è fondamentale, chi lo fa meglio ha un passo in più”.

D. Che emozioni hai provato quando sei diventato internazionale?
R. “Ricevetti una telefonata a Bucarest durante una trasferta per una partita di Europa League insieme a Mazzoleni. Mi fu chiesto dal designatore Messina di comunicare le mie taglie alla segreteria che le avrebbe inviate alla UEFA. Non me lo aspettavo perché ero al limite con l’età per diventare internazionale e, invece, non ci sono ragioni per non crederci…”.

 

Leonardo Ferroni – 19/11/2019

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